‹‹La mostra, compilata con cura cronologica e forse in chiave polemicamente ironica, ha anche dimostrato che Pozzo ha bruciato tutte le esperienze moderne, da quelle proprie del suo movimento, a ciò che oggi chiamiamo l’informale e l’astratto. Emergenti e quanto mai positive sono la sensibilità, la raffinatezza cromatica di questo pittore, che lo fanno sembrare un futurista “diverso” proprio in ragione della chiave coloristica, il blu e il rosso, ch’egli ignora, e che se togliessimo dalla pittura di un Fillia, ad esempio, parrebbe addirittura di snaturarne il messaggio. Ciò significa che il futurismo era qualcosa, o lo divenne proprio a Torino, di diverso da un’unica formula tecnica. Lo dicono i bruni, le tinte melate, le velature e in definitiva la raffinata moderazione di Ugo Pozzo, la cui tavolozza presta alla nuova idea pittorica, se così possiamo esprimerci, i colori della buona pittura di sempre. ››

Riccardo Capri, Gente Nostra, Torino, 1966.